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venerdì 30 aprile 2010

Ottima esibizione Bolle!

Roberto Bolle, classe 1975, nel finale di Giselle al San Carlo di Napoli, mostra tutta la sua bellezza e la sua bravura.
Roberto balla con movimenti leggiadri ed eleganti e il suo nudo all'interno dello spettacolo non è visto come qualcosa di volgare ma anzi di artistico, di puro e non malizioso.
In effetti lo spettacolare balletto di Bolle nudo al San Carlo ha fatto rallegrare non solo tutte le donne in teatro, ma anche buona parte del pubblico maschile (vorrei dire la maggioranza mica tanto silenziosa!).
Il ballerino a fine spettacolo ha ringraziato il pubblico per gli applausi ricevuti ed ha dichiarato di non essersi imbarazzato nel danzare nudo perchè è un artista. Era talmente coinvolto dal balletto che il vestito diventava solo una sovrastruttura. In quegli attimi la concentrazione del ballerino è tutta nei movimenti, nel ritmo e nel ballare nel miglior modo possibile senza fare nessun errore. Il ballerino è così preso dall'esibizione che il pubblico è come se non ci fosse, come se non avesse puntati addosso centinai di occhi.
Ottima esibizione Bolle!

domenica 18 aprile 2010

venerdì 16 aprile 2010

ARRIVA L'ESTATE: beata lei!

SESSO E CHIESA

Le rivelazioni degli scandali pedofili nella Chiesa cattolica, non sono stati sufficienti per far si che il Vaticano avesse una presa di coscienza realistica del problema.
Il cardinale Tarcisio Bertone, la mano destra di Papa Benedetto XVI, invece che fare un mea culpa e cospargersi il capo di cenere, ha rinfocolato la polemica, dimostrando la sua totale ignoranza della realtà.
Abusare di un minore è sicuramente quanto di più riprovevole possa esistere, il fatto poi di farlo all'ombra dell'autorità conferita da una "superiore" posizione morale è, a mio avviso, una violazione terribile della dignità umana. L'aver cercato di sviare la centralità dell'argomento (morale), con pretesti che vogliono solo suffragare la posizione della chiesa nei riguardi dell'omosessualità, è a dir poco inaccettabile.
Quando il cardinale afferma l'assurdo legame tra omosessulità e pedofilia, non solo palesa la propria ignoranza, ma dimostra a tutti come ormai la chiesa cerchi in ogni modo, anche arrampicandosi sugli specchi, di difendere ciecamente le proprie assurde posizioni.
Se è vero che non vi è alcuna dimostrazione tra celibato dei preti e pedofilia, è altrettanto vero che non esiste alcun legame tra omosessualità e pedofilia, altrimenti non si spiegherebbero tutte le  ragazzine abusate da parte di uomini sposati (pedofili o come dobbiamo chiamarli?).
Il Vaticano, ancora una volta cercando di sfuggire alle proprie responsabilità, ha coperto con menzogne il perverso e inaccettabile comportamento dei suoi gerarchi tenedo le parrocchie lontano dalla giustizia (terrena).

giovedì 15 aprile 2010

IL CINEMA AMERICANO SCOPRE IL NUDO MASCHILE: I "BISTECCONI"

La nascita del cinema, all'inizio del XX secolo, creò un nuovo campo d'applicazione "legittima" per il nudo (non integrale), sia femminile che maschile: le foto "discinte" dei divi del grande schermo, che iniziarono ad essere proposti e venduti come "sex symbols". Fin dall'epoca dei divi del cinema muto ci rimangono foto di attori a torso nudo o in costume da bagno.
Queste foto erano commissionate dagli stessi "studios" che avevano sotto contratto gli attori, ed erano destinate soprattutto a un pubblico femminile di "fans", tramite riviste specializzate, sempre più diffuse e vendute a basso costo anche a livello popolare. 
Da questo punto di vista, il cinema crea un nudo maschile "popolare".
Nel dopoguerra, pur permanendo in Europa la tradizionale produzione di nudo maschile legato all'arte e allo sport  la leadership della produzione passa decisamente agli USA, che paradossalmente erano una nazione assai più puritana di quanto non fossero in quel periodo mediamente i paesi europei. Il nuovo benessere di massa, e la crescita vertiginosa della sottocultura omosessuale, avevano però portato a un'esplosione della domanda di nudo maschile commerciale, e la chiusura delle frontiere a immagini considerate "oscene" costrinse gli statunitensi a dotarsi infine di una produzione nazionale.
L'inizio di questa epopea coincise con l'ascesa di studios come quelli della AMG o di Bruce of Los Angeles, in cui non compare ancora una vera e propria pornografia ma il corpo maschile viene di volta in volta esaltato con il pretesto di posing da culturisti o scene in cui vengono valorizzati aspetti legati al naturismo (coerentemente con l'oggetto di questo blog pubblico un simpatico esempio di tali filmati).

domenica 11 aprile 2010

IL NUDO MASCHILE NELLA FOTOGRAFIA (parte prima)


Le possibilità offerte in campo erotico dalla fotografia non sfuggirono affatto ai nostri antenati, che non a caso iniziarono a produrre foto di nudo o seminudo femminile praticamente in contemporanea con l'invenzione del nuovo strumento tecnico. Tale produzione fu però duramente contrastata dalle autorità, e spesso confinata a creazioni fatte "in proprio", dalla diffusione clandestina, spesso prodotta e venduta nei bordelli, nei quali serviva anche ad esibire al cliente in modo comodo e rapido (e "senza veli") il "catalogo" delle prostitute presenti.
Ancora più rara e ancora più perseguitata fu la produzione erotica di nudo maschile, che aveva un mercato quasi esclusivamente omosessuale, in un mondo in cui l'omosessualità era in sé stessa un reato in molte nazioni
occidentali. Anche per questo motivo la foto erotica di nudo maschile fu costretta ad apparire sotto aspetti maggiormente "accettabili" per la società dell'epoca.
L'arte fu ovviamente l'alibi principale che permise una produzione limitata (e comunque perseguitata) di nudo maschile, di prezzo elevato e quindi riservata ad una élite.
Un altro alibi fu la fotografia "antropologica" o "etnologica", relativa a popoli percepiti come "non civili" (e quindi "scostumati"), e abitanti in zone in cui, per il clima, la (semi)nudità era comune. Questa produzione toccò anche paesi meno lontani, ma nei quali il turismo omosessuale portava i potenziali clienti: l'Italia soprattutto, ma anche i Paesi del Nord Africa, con la proposta di ragazzi del luogo seminudi o nudi del tutto. La più celebre produzione di questo tipo è probabilmente quella dello studio Lehnert & Landrock, che operò in Nord Africa, proponendo foto "antropologiche" ed "esotiche" di nudo integrale femminile, accanto a foto più castigate, ma di sensibilità un po' pedofila, di ragazzetti semi svestiti. Si noti che questi soggetti, che oggi sarebbero senza dubbio tacciati di pedofilia, furono all'epoca riprodotti come cartoline e venduti (e spediti attraverso il normale servizio postale) a migliaia di esemplari. La mentalità dell'epoca giudicava infatti, all'opposto di quanto facciamo noi oggi, meno immorale il nudo di bambini rispetto a quello di adulti. I segni della pubertà, a iniziare dal pelo, specie quello pubico, erano all'epoca considerati come automaticamente "sessuali", e quindi "osceni". Viceversa il nudo preadolescente era considerato come meno evocativo della sessualità, e per questo era più facilmente accettato.

La nascente fotografia sportiva costituì un altro campo in cui era lecito, anzi addirittura logico, esibire la bellezza di un corpo maschile nudo o seminudo, anche se il suo utilizzo per soddisfare la domanda del mercato di immagini di nudo maschile fu un fenomeno che si sviluppò solo dopo la Seconda guerra mondiale, massimamente negli USA. A questo tipo di fotografia si rivolgevano coloro che avevano una preferenza per il corpo maschile adulto e virile, mentre la foto d'arte tendeva allora a preferire il corpo adolescente o comunque dell'adulto dalle caratteristiche maschili non troppo marcate. Con la scusa della "statuarietà" furono prodotte e smerciate in migliaia di esemplari cartoline rappresentanti celebri lottatori o sollevatori di pesi dell'epoca. Assimilabile alla fotografia sportiva era in questo senso anche la foto circense, venduta alle esibizioni pubbliche di forza (nei circhi, ma anche nei teatri) che ebbero molto successo a cavallo fra XIX e XX secolo, creando vere e proprie "star" del muscolo, le cui foto adeguatamente discinte erano prodotte in massa per essere vendute a spettatori e fans.
(fonte wikipedia)

giovedì 8 aprile 2010

TED SHWAN E I SUOI MEN DANCERS


Si può dire che Ted Shawn (1891-1972) sia un ballerino coreografo per caso, ha infatti studiato danza per recuperare il fisico provato da una difterite invalidante, mentre era studente di teologia presso l'Università di Denver. Ha iniziato la sua carriera professionale a Los Angeles, dove ha avuto un moderato successo e dove fu anche protagonista di un film di danza quando era ancora poco più che ventenne. La vera fama e la fortuna è venuta nel 1914, dopo essersi trasferito a New York e costituito una partnership con la leggendaria Ruth St. Denis (che aveva tredici anni più di lui). Ballare non era considerata una vera professione agli inizi del 20esimo secolo, e la maggioranza degli americani considerava le parole "ballerina" e "prostituta" da quasi sinonimi.
La bassa opinione del pubblico non era migliorata nemmeno dopo che una riformatrice radicale della danza come Isadora Duncan, aveva ridato alla danza la dignità che meritava.
L'unione di Ted Shawn e Ruth St. Denis era stata formalizzata in nome della loro compagnia di danza - Denishawn e lo stato civile della coppia è stato di notevole importanza per il successo della loro impresa. Agnes DeMille, il coreografo-ballerino che faceva parte di una dinastia show-business che comprendeva lo zio Cecil B. DeMille, una volta ha commentato: "I genitori possono mandare i figli a Denishawn perché Ruth e Ted erano qualcosa di molto raro, erano rispettabili.
Nonostante la rispettabilità pubblica di Shawn e St. Denis ci sono stati da subito parecchi affari extra-coniugali, fin quando intorno al 1928 Shawn assunse un manager di nome Fred Beckman, il quale si legò sentimentalmente con entrambi.
Questo ménage à trois ha accelerato la fine del potente impero Denishawn, che aveva esercitato una considerevole influenza nelle arti dello spettacolo per almeno quindici anni, con la formazione di una  generazione di ballerini e insegnanti.
Lo scandalo avrebbe potuto anche porre fine alla carriera di Ted Shwan senonchè, sorprendentemente e ironia della sorte, il grido di battaglia che Shawn sfoderò con la sua "Men Dancers" sembrava ridare nuova linfa vitale al mondo del balletto.
Il concetto che Shawn voleva esprimere è che la sessualità di un artista era ininfluente col messaggio che voleva portare al pubblico.
Il pubblico del 1930 certamente non era pronto per tale messaggio e ciò risulta chiaro dai commenti della stampa dell'epoca: l'idea che una compagnia possa sopravvivere senza le donne a decorarla era a dir poco blasfema.
Nel 1938 il St. Louis Star-Times ha commentato: "I ballerini erano così assertivi che il pubblico aveva la
spiacevole sensazione di trovarsi in una palestra a guardare un allenamento".
Ma l'esperimento era iniziato ed ora aspettava solo un successo completo.
La pubblicità generata dai danzatori uomini sembrava destinata a dissipare ogni sospetto che gli uomini fossero in alcun modo effeminati.
Un articolo a piena pagina nel Domenica Boston Post nel 1936, include le foto dei ballerini in tutte le modalità
di esercizio faticoso. Neltrafiletto di accompagnamento si legge: "Questi ragazzi, oltre a fare tutto il lavoro
della fattoria, per almeno cinque ore al giorno, sono più robusti e si adattano meglio fisicamente rispetto a
qualsiasi altro atleta al mondo, a questo business del ballo. Anche se può sembrare semplice, è più pericoloso di qualsiasi altro sport. "
Come impresario di un festival internazionale di danza e direttore di una scuola di danza , Shawn era di nuovo in auge legando il proprio nome, nella vita personale e professionale, con quello di  Barton Mumaw.
La sua collaborazione con Barton Mumaw era durata per tutto il periodo Men Dancers fino al 1940, quando Mumaw prese servizio nelle forze armate. Ampia fu la corrispondenza giornaliera tra di loro, ora custodita negli archivi della Jacob's Pillow,
Nel 1948, termina, dopo reciproche infedeltà, il duo Shawn-Mumaw e inizia il terzo e ultimo partenariato
significativo nella vita di Shawn.

Proprio come il "Denishawn" è stato il risultato di Saint-Denis e Shawn, e la società Men Dancers era un riflesso dell'alleanza Mumaw-Shawn, così è stato il Jacob's Pillow, che fu il prodotto della sua collaborazione
con John Christian. Anche se il ruolo di Christian fu spostato e ampliato nel corso degli anni, egli era il
braccio destro di Shawn e insieme a Grace Badorek hanno formato un triumvirato che dalla metà degli anni '50 sarebbe durato fino alla morte di Shawn nel 1972.

Un omaggio a questo grande innovatore della danza che ha definitivamente sdoganato la bellezza del corpo nudo maschile, mi sembrava doveroso.

lunedì 5 aprile 2010

PAWEL ALTHAMER

È un uccello! E 'un aereo! Avranno pensato i milanesi alzando gli occhi al cielo nel maggio - giugno 2007. No è un ragazzo nudo che vola! L'installazione è una scultura galleggiante di 70 piedi di un uomo nudo, un self-portrait pallone dell'artista polacco Pawel Althamer. La scultura era stata sospesa al di fuori della Palazzina Appiani a Milano, nel Parco Sempione. "Per essere onesta, niente di nuovo", ha detto la madre, "a 3 anni, Pawel vide il padre nudo. In questo parco si vedono così tante cose peggiori di un uomo nudo", ha detto, riferendosi alla reputazione del parco come un rifugio per tossicodipendenti.
Il lavoro è stato concepito a Varsavia nel 1999 e l'installazione di Milano è stata accompagnata dalla mostra dell'artista "uno dei tanti", che presentava video sculture e autoritratti.
Flavio Del Monte, portavoce della Fondazione Nicola Trussardi, sponsor della manifestazione, ha commentato il palloncino ponendo l'accento sulla forte partecipazione dei milanesi alla manifestazione. Essa ha attirato oltre 3000 visitatori nei primi tre giorni. "La maggior parte delle persone sono state divertite dalla scultura", ha detto, "prendendo atto che gli italiani, circondati come sono da capolavori rinascimentali, sono abituati alla nudità in luoghi pubblici".
Evidentemente c'è qualcosa che non funziona nella testa dei nostri governanti....

LENI REIFENSTAHL UN ESTETA ALLA CORTE DI HITLER

Helene Bertha Amalia Riefenstahl detta Leni (Berlino, 22 agosto 1902  – Pöcking, 8 settembre 2003) è stata una regista e fotografa  tedesca. Celebre soprattutto come autrice di documentari e film che esaltavano il regime nazista e che le assicurarono una posizione di primo piano nella cinematografia tedesca del suo tempo. In seguito autrice di opere sulle culture tradizionali africane e sulla biologia marina.
La Riefenstahl ascoltò un discorso di Adolf Hitler tenuto durante un raduno nel 1932  e rimase folgorata, dalla violenta oratoria del Führer. L'attrazione reciproca portò ad un incontro tra i due: Hitler, che si reputava artista, vide in lei chi avrebbe potuto creare l'immagine di una Germania  wagneriana che emanasse bellezza, potenza, forza da utilizzare a fini propagandistici in patria ed all'estero.

Il film più importante della regista fu Olympia. In Olympia  vengono ripresi i temi cari alla Riefenstahl, grandi masse d'uomini, esaltazione della bellezza virile dello sportivo, musica travolgente. Nonostante che l'argomento principale riguardi la storia e lo svolgimento delle Olimpiadi, dopo la caduta del nazismo non mancarono critiche al film; molti affermarono che in realtà esso rappresentava una forma di propaganda in favore del regime hitleriano, che peraltro sfruttò l'intero evento olimpico come cassa di risonanza per mostrare al mondo gli aspetti più benevoli (durante il periodo vennero proibite le persecuzioni antisemite) della "nuova" Germania.

Alla fine della guerra mondiale, verrà chiamata a rispondere delle sue attività filonaziste.
Dopo la guerra, come fotografa, ha subito conquistato l'elite mondiale . Reportage fotografici circa la sua permanenza con i Nuba sono stati pubblicati nelle riviste »Stern«, »The Sunday Times Magazine«, »Paris Match«, »L'Europeo«, »Newsweek«,  oltre a pubblicare i famosi libri »The Nuba« e »The Nuba of Kau« guadagnandosi onori ed ulteriori premi.


Nel 2002 esce il suo ultimo film, un documentario di riprese sottomarine: "Meraviglie sott'acqua".
All'inizio del 2003 a 101 anni di età si sposa con Horst Kettner.
Nell'autunno 2003 muore nella sua casa di Pöcking (Baviera). Aveva 101 anni.