C'è una forma di ottusità dei benpensanti che vorrebbe il naturismo riservato ad una casta di privilegiati dotati di fisico avvenente, belle tette, culi sodi, addominali scolpiti eccetera.
Perlopiù questi signori pensano che la nudità tout-court sia degradante, immorale, indecente, tanto più se esibita pubblicamente da persone non rispondenti ai canoni estetici imposti dalla società moderna.Chi sostiene che il nudismo sia ammissibile solo se si hanno le fattezze di una Belen o di un Corona, si pone alla stregua di chi pretendeva di selezionare la specie umana secondo razze più o meno "superiori".
Ora, se vogliamo limitare l'ammissibilità della pubblica nudità ai soli canoni estetici ci sarebbe già molto da disquisire.
I canoni estetici validi oggi, non sono come quelli validi solo 10 anni fa o 50 o 500 anni fa, nè quelli che saranno validi tra 1-10-100 anni, chi mi dice quindi quali canoni devo prendere a modello per poter permettere la pubblica nudità? Forse il modello classico (greco o romano?) o quello barocco di un Rubens con le sue belle rotondità, con tanto di cellulite orgogliosamente esibita, o forse sarebbe meglio autorizzare l'esposizione di corpi anoressici ed emaciati come quelli che si vedono sulle passerelle di Milano o Parigi?
Nei centri naturisti è prevalente la presenza di famigliole e di persone in età matura alle quali, penso, non interessi un granchè esporre i propri pettorali o le proprie natiche.
Vorrei ricordare come il naturismo non sia la semplice esposizione della propria fisicità, ma la riscoperta del valore del corpo in relazione al proprio benessere psichico ed alla propria sessualità.
L’esposizione del corpo nudo permette una migliore accettazione di sé stessi e degli altri; in una società che ti impone di essere uguale all'ultimo tronista o all'ultima velina di turno, l'essere naturisti aiuta ad accettarsi per quello che si è, con i propri difetti (o pregi) superando quello che per tanti (troppi) è un problema, ovvero il timore del giudizio da parte degli altri.
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